Rincaro materie prime: l’avviso di Confartigianato e Confindustria
Non si arresta la curva dei rincari, che ormai tocca il 70% per la cellulosa; e mentre sono sei mesi che assistiamo ad aumenti senza pari delle materie prime (come acciaio, legno e gas), ci tocca interrogarci ancora una volta sul destino delle filiere produttive, messe a dura prova dai prezzi ormai alle stelle.
Le aziende italiane, poi, sono ulteriormente vessate dai rincari riguardanti i costi energetici, per cui occorre trovare soluzioni per non arrestare intere catene di produzione. In particolare, le aziende maggiormente in difficoltà sono micro, piccole e medie imprese, su cui si abbatte una duplice spada di Damocle rappresentata dal costo delle materie prime e dell’energia.
Dai dati che provengono da Confartigianato, emerge che l’effetto più “costoso” si evidenzia nel Nord Est del nostro Paese, dove risiedono diverse aziende e imprese anche a carattere familiare. In quest’area il rincaro delle materie prime pesa sulle micro e piccole imprese per il 3,3% del Pil.
L’impatto ha travolto anche il Nord Ovest incidendo per il 2,8%, mentre per le micro e piccole imprese del Centro Italia l’impatto scende al 2,3%%; il minor impatto è registrato al Mezzogiorno, attestandosi sull’1,8%.
La questione dell’introvabilità delle materie prime mette a dura prova l’esistenza delle aziende, che devono rinunciare alle commesse sia per la difficoltà di reperimento delle materie prime, sia per l’impossibilità di tener fede a preventivi effettuati mesi addietro.
Confartigianato ha reso noto che la percentuale delle imprese operanti nel settore delle costruzioni, che nel mese di settembre 2021 denunciano la scarsità di materiali come ostacolo alla produzione, sale al 9,5%.
Materie prime: come influiscono sulla ripresa economica
Il caro materie prime e la loro introvabilità sono un ostacolo alla ripresa. Nonostante le commesse siano in aumento, assistiamo a un rallentamento degli investimenti, ma anche dei processi di innovazione, e cala la domanda di lavoro. C’è anche chi tenta di accedere agli ammortizzatori sociali.
Aumenta la necessità di vigilare sulle manovre speculative, pertanto sarebbe opportuna l’istituzione di meccanismi di calmierazione come nel caso del settore energetico.
Come il settore degli imballaggi sta affrontando la crisi
La ripartenza, per quanto riguarda il settore degli imballaggi, ha portato a un aumento di richieste, ma l’avvicendarsi dei lockdown e le restrizioni avevano spinto le imprese a frenare. Così facendo, si è creato un distacco tra le richieste del mercato e l’effettiva capacità di risposta.
Attualmente pesano sul settore degli imballaggi i rincari sulla cellulosa, oltre ai costi della carta da macero e ai costi del gas, che ormai sono saliti alle stelle. Alcune cartiere stanno pensando di contrastare il momento sospendendo momentaneamente l’attività, tutto questo per evitare la produzione in sottocosto.
Il quadro degli aumenti mette veramente a dura prova la produzione: basti pensare che per la fibra lunga Nbsk ci sono stati rincari del 60%, mentre ammontano al 70% per la fibra corta eucalipto. Tali aumenti si traducono in un prezzo a tonnellata di 1.350 dollari per la fibra lunga e di 1.150 dollari per la fibra corta secondo i dati di Assocarta.
Carta e cartone da riciclare sono saliti rispettivamente del 138% e del 143%, segnando prezzi da 155 fino a 170 euro a tonnellata. Chi desidera acquistare materia prima da riciclare, quindi, la paga molto di più.
Quali sono le ragioni dei rincari per la carta e il cartone da riciclare?
L’avvento della pandemia ha cambiato le nostre abitudini di acquisto. Da un lato vi è stata una richiesta maggiore di packaging per via dell’esplosione dell’e-commerce e per la realizzazione dei packaging destinati all’asporto.
Inoltre, la maggior richiesta di contenitori sostenibili ha portato a individuare nella carta e nel cartone il maggior candidato per la sostituzione delle confezioni monouso.
Bisogna, poi, considerare che il settore cartario è tra quelli più energivori. L’aumento del costo del gas, come riportato anche da Assocarta, è in ascesa già dall’estate del 2020, e purtroppo tende a crescere senza mostrare segni di rallentamento. Ciò ha impattato in maniera significativa sul prodotto finito. Talvolta gli incrementi di prezzo sono pari al 5%, anche fino al 10%.
Per questo motivo, secondo alcune cartiere si renderà necessario il fermo della produzione, almeno fino a quando non si potrà accedere a un costo del gas maggiormente abbordabile.
Quanto impatta il costo dell’energia sul costo del packaging?
Secondo le stime riportate dal Sole 24Ore, l’energia rappresenta il 30% dei costi complessivi sostenuti e quindi, anche se il fatturato tende ad aumentare, proprio in virtù di una richiesta maggiore di carta e packaging in cartone, i margini di guadagno tendono ad assottigliarsi per via del caro energetico.
Tra i settori più colpiti c’è quello del tissue: parliamo della carta sanitaria e per uso domestico, perché questo segmento, per il tipo di produzione, ha bisogno di stringere accordi della durata di almeno sei mesi, una tempistica troppo lunga che ostacola la previsione dei prezzi finali.
Quanto le nuove normative UE sugli imballaggi influiscono sui rincari?
Come abbiamo più volte raccontato negli articoli precedenti, il packaging è al centro di una rivoluzione. La necessità di ridurre o eliminare i volumi di plastica all’interno degli imballaggi ha fatto lievitare la domanda di cartone.
A fronte di una capacità produttiva stabile si è generato un aumento della domanda di cartone che ha generato a sua volta, in questa situazione delicata, un rincaro generale:
Cartone lineabord con supporto ondulato → +65%
Carta grafica → +15-20%
Carta per tubi → +55%
Carta e cartone sono tra i materiali più riciclabili. Nel nostro Paese abbiamo raggiunto un buon livello di circolarità per quanto riguarda la raccolta e il riciclo della carta, dando vita a un ciclo produttivo maggiormente sostenibile.
Al momento si registra un grande quantitativo di ordini, però non si riesce a evaderli. Come abbiamo segnalato all’inizio, il boom dell’e-Commerce ha fatto prendere coscienza ai produttori della necessità di fornire tantissimi imballi.
Come va ripensata la produzione del packaging?
La crisi del settore cartario ci chiede anche di ripensare il nostro rapporto con il packaging che ha, soprattutto per quanto riguarda il packaging primario, valore estetico, di riconoscibilità del prodotto e così via.
Al momento si cerca di rivedere il concetto di packaging, in particolare in base alla funzionalità, così da allineare la produzione e ottimizzarla solo ed esclusivamente per rispondere a delle esigenze specifiche.
Se già in passato abbiamo parlato di progettazione del packaging in termini di risparmio delle risorse e abbattimento degli sprechi, questa istanza diventa un vero e proprio diktat da assecondare.
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